lunedì 30 giugno 2014

Kaiji

Kaiji ha seri problemi finanziari e crede di aver trovato nel gioco d'azzardo una facile strada per risollevare le sue finanze. Si ritrova quindi sulla nave Espoir in compagnia di altre persone altre persone convinte come lui a partecipare ad uno speciale gioco,carta, sasso e forbici, che permette ai vincitori di cancellare i propri debiti.

Gyakkyou burai Kaiji

Avvincente sin dall'inizio, butta in faccia allo spettatore la dura e cruda realtà che gira attorno ai giocatori di scommesse, mostrando tutti i lati negativi di una vita passata a rincorrere la fortuna e i soldi senza mai riuscirci.
Non solo ti fa pensare al circolo vizioso in cui cadono queste persone che hanno perso la voglia di vivere e cercano un appiglio nel gioco d'azzardo, ma è interessantissima la logica e il ragionamento presente in questo anime, che lo caratterizza rendendolo unico nel suo genere.
Molto importante è anche il fattore d'immedesimazione nel protagonista che ti permette di entrare meglio nella storia e viverla come se le sue disgrazie e le sue difficoltà fossero anche tue. Fa in modo che tu stesso ti metta nei panni del protagonista facendoti pensare a cosa avresti fatto tu al suo posto, dandoti dei bei grattacapi da risolvere. Ti fa lavorare di cervello, ed è una cosa fondamentale per un prodotto che voglia trasmettere qualcosa allo spettatore.

Semplice sasso-carta-forbici? Non credo.

Da notare sono in oltre le atmosfere di tensione quando la situazione diventa complicata mettendoti ansia e rendendo tutto più empatico. Lo stile può sembrare spigoloso ma è molto adatto ai temi trattati, ed in particolare nelle scene di tensione e stress raggiunge il suo apice.

Tensione al massimo.
Una chicca dell'anime inoltre è la presenza sulla nave della Speranza della Nike di Samotracia, che simboleggia la vittoria in quanto Nike(Nice) ma non avendo ne la testa ne le braccia simboleggia inoltre il lato opposto della vittoria, ovvero la sconfitta, e la perdita di speranza al contrario del nome della nave in cui si trovano i partecipanti, anche nominati falliti a causa di tutto ciò che non hanno combinato nella loro vita, piena di debiti e di sfortuna.

"La speranza è una trappola."

E’ molto interessante vedere la situazione nella nave Espoir dove i sentimenti e i valori vengono sopraffatti dal denaro. Persone che hanno perso tutto nella vita, per poter mettere fine ai propri debiti saranno disposte a svendere i propri amici come se niente fosse, incuranti di ciò che provano e di ciò che dovranno patire a causa di questo tradimento. L’unica cosa che conta è il denaro; è un pò la metafora della vita in cui ai sentimenti e alle amicizie vere si preferiscono i soldi e un lavoro importante, non capendo che i soldi non fanno la vera felicità ma solo un suo fac-simile effimero poiché privi di amici, tralasciati e abbandonati in cambio del profitto. Non c’è niente di peggio che rimanere soli con i propri soldi ma senza persone con cui passare il tempo, soprattutto in vecchiaia quando i soldi ormai non contano più perché prossimi alla morte. Di fronte alla morte le uniche cose che contano sono i ricordi e le buone azioni commesse durante la nostra vita, tutto ciò che di negativo abbiamo fatto per il dio Denaro ormai sarà solo fumo pronto a svanire da un momento all'altro lasciando l’individuo solo con i suoi rimorsi: rimpiangendo di non aver speso meglio il suo tempo, divertendosi o acculturandosi facendo in modo che in punto di morte possa essere fiero di come ha vissuto.


Un bel tris d'emozioni del nostro protagonista!


Una volta finito l'arco narrativo sulla Nave Espoir Kaiji si ritrova privo di aspettative e aspirazioni di vita. Dopo essersi salvato per il rotto della cuffia riesce a sopportare passivamente la vita che sta facendo solo grazie al ricordo di come sia riuscito ad uscire dalla nave. E' un Kaiji vuoto,privo di obiettivi, che esiste non vive: succube dei debiti che ancora lo opprimono. Scopriamo dunque che Kaiji odia la frivolezza della vita e i sorrisi finti delle false amicizie, non è uno che lecca il culo al proprio capo ed è per questo che è sempre stato costretto a fare i lavori peggiori. Il suo carattere,quindi, è la causa della sua condizione, ma l'essere un pò asociali e misantropi caratterizza la maggior parte dei geni e Kaiji riuscirà a risollevarsi, in un modo o nell'altro. Non voglio aggiungere altro: godetevelo!


giovedì 19 giugno 2014

Palestina, Una Nazione Occupata di Joe Sacco

Tra la fine del 1991 e l'inizio del 1992 Joe Sacco ha trascorso due mesi in Israele e nei Territori Occupati, viaggiando e prendendo appunti. Ha vissuto nei campi palestinesi, condividendone la vita (o meglio, la loro sopravvivenza) in mezzo al fango, in baracche di lamiera arrugginita, tra coprifuoco e retate dell'esercito israeliano.


La prima parola che mi viene in mente dopo aver finito di leggere questo comic journalism è Devastante. All'inizio ho trovato molto difficoltoso abituarmi allo stile grafico di questo autore tanto innovativo quanto prolisso. Pagine stravolte, piene di ballon messi quasi a caso, alcune in cui i disegni fanno solo da sfondo a righe e colonne di descrizione e narrazione degli eventi che gli vengono raccontati dalle persone intervistate. Insomma,  prima di poterlo amare devi capirlo e devi abituarti al suo stile che cambia di tavola in tavola sfoggiando un’ampia varietà di impostazione grafica.
Tralasciando questo aspetto ciò che più conta sono i fatti da lui narrati che ti buttano in faccia la realtà dura e cruda di una Palestina sottomessa dagli Ebrei. Dal mio punto di vista nelle ultime pagine e inoltre quando cita Orwell capisci dove vuole andare a parare l’autore: non ci sarà mai la pace! Questo non in vista degli scontri presenti e degli insediamenti degli ebrei e della questione profughi, ma in vista del lascito che gli israeliani stanno imprimendo nella mente dei bambini costretti sin da piccoli ad assistere ad atrocità e spesso ad esserne anche succubi come per esempio interrogazioni, torture, ingiustizie continue nei confronti di un popolo che è stato scacciato dalla propria terra solo perché un certo Dio l’aveva promessa ad un altro. Tutto ciò non fa che lasciare solo negatività nei bambini che un giorno saranno i futuri palestinesi con cui in teoria gli israeliani dovrebbe essere in pace. Ma io vi pongo una domanda: Se essi sono stati succubi di torture e molestie sin dall'infanzia, venendo privati di essa, come potranno un giorno perdonare la gente che ha causato tutto ciò e viverci insieme? Vi lascio riflettere su tutto ciò, e anche se io sono di parte, questo fantastico fumetto non ha come obiettivo farvi prendere posizione, ma vuole solo mostrarvi i punti di vista di una Palestina afflitta dall'intifada, dove l’economia palestinese non potrà mai risorgere in quanto i suoi abitanti vengono usati come forza lavoro a basso costo(quasi al pari di schiavi),  non avendo quasi mai l'opportunità di lavorare al pari di un israeliano a causa del governo che impedisce ciò per poter controllare meglio gli arabi.


Nel racconto di Joe Sacco ci sono veramente tanti momenti che ti fanno riflettere e stare male ed è proprio questo il punto di forza di un fumetto il cui intento è il far pensare la gente.
Palestina ti tocca nel profondo e non puoi che provare dispiacere e ansia per i personaggi e per il loro futuro sempre più cupo ed effimero; qualunque essere dotato di intelligenza non potrà che farsi anche in parte condizionare dalle immagini e dai racconti di questo popolo depredato della propria terra. Se hai un minimo di cuore proverai ansia e tristezza più di una volta leggendo questo capolavoro a fumetti.



Finisco col dire che il più grande pregio di questo autore è l’ironia, capace di trasformare anche i piccoli difetti(come può essere la ripetitività dei racconti delle persone che hanno subito torti e violenze) in punti di forza, essendo esso capace di scherzarci sopra senza mai essere volgare e insensibile nei confronti delle disgrazie degli arabi. Invito tutti voi a leggerlo, perché non è possibile che nel 2014 si parli ancora di pace nel mondo quando poi tuttora la Terra è afflitta da situazioni come questa e non solo.


Non può continuare così l'umanità.