Tra la fine del 1991 e l'inizio del 1992 Joe Sacco ha
trascorso due mesi in Israele e nei Territori Occupati, viaggiando e prendendo
appunti. Ha vissuto nei campi palestinesi, condividendone la vita (o meglio, la
loro sopravvivenza) in mezzo al fango, in baracche di lamiera arrugginita, tra
coprifuoco e retate dell'esercito israeliano.
La prima
parola che mi viene in mente dopo aver finito di leggere questo comic
journalism è Devastante. All'inizio ho trovato molto difficoltoso abituarmi
allo stile grafico di questo autore tanto innovativo quanto prolisso. Pagine
stravolte, piene di ballon messi quasi a caso, alcune in cui i disegni fanno
solo da sfondo a righe e colonne di descrizione e narrazione degli eventi che
gli vengono raccontati dalle persone intervistate. Insomma, prima di poterlo amare devi capirlo e devi
abituarti al suo stile che cambia di tavola in tavola sfoggiando un’ampia
varietà di impostazione grafica.
Tralasciando questo aspetto ciò che più conta sono i fatti da lui narrati che ti buttano in faccia la realtà dura e cruda di una Palestina sottomessa dagli Ebrei. Dal mio punto di vista nelle ultime pagine e inoltre quando cita Orwell capisci dove vuole andare a parare l’autore: non ci sarà mai la pace! Questo non in vista degli scontri presenti e degli insediamenti degli ebrei e della questione profughi, ma in vista del lascito che gli israeliani stanno imprimendo nella mente dei bambini costretti sin da piccoli ad assistere ad atrocità e spesso ad esserne anche succubi come per esempio interrogazioni, torture, ingiustizie continue nei confronti di un popolo che è stato scacciato dalla propria terra solo perché un certo Dio l’aveva promessa ad un altro. Tutto ciò non fa che lasciare solo negatività nei bambini che un giorno saranno i futuri palestinesi con cui in teoria gli israeliani dovrebbe essere in pace. Ma io vi pongo una domanda: Se essi sono stati succubi di torture e molestie sin dall'infanzia, venendo privati di essa, come potranno un giorno perdonare la gente che ha causato tutto ciò e viverci insieme? Vi lascio riflettere su tutto ciò, e anche se io sono di parte, questo fantastico fumetto non ha come obiettivo farvi prendere posizione, ma vuole solo mostrarvi i punti di vista di una Palestina afflitta dall'intifada, dove l’economia palestinese non potrà mai risorgere in quanto i suoi abitanti vengono usati come forza lavoro a basso costo(quasi al pari di schiavi), non avendo quasi mai l'opportunità di lavorare al pari di un israeliano a causa del governo che impedisce ciò per poter controllare meglio gli arabi.
Tralasciando questo aspetto ciò che più conta sono i fatti da lui narrati che ti buttano in faccia la realtà dura e cruda di una Palestina sottomessa dagli Ebrei. Dal mio punto di vista nelle ultime pagine e inoltre quando cita Orwell capisci dove vuole andare a parare l’autore: non ci sarà mai la pace! Questo non in vista degli scontri presenti e degli insediamenti degli ebrei e della questione profughi, ma in vista del lascito che gli israeliani stanno imprimendo nella mente dei bambini costretti sin da piccoli ad assistere ad atrocità e spesso ad esserne anche succubi come per esempio interrogazioni, torture, ingiustizie continue nei confronti di un popolo che è stato scacciato dalla propria terra solo perché un certo Dio l’aveva promessa ad un altro. Tutto ciò non fa che lasciare solo negatività nei bambini che un giorno saranno i futuri palestinesi con cui in teoria gli israeliani dovrebbe essere in pace. Ma io vi pongo una domanda: Se essi sono stati succubi di torture e molestie sin dall'infanzia, venendo privati di essa, come potranno un giorno perdonare la gente che ha causato tutto ciò e viverci insieme? Vi lascio riflettere su tutto ciò, e anche se io sono di parte, questo fantastico fumetto non ha come obiettivo farvi prendere posizione, ma vuole solo mostrarvi i punti di vista di una Palestina afflitta dall'intifada, dove l’economia palestinese non potrà mai risorgere in quanto i suoi abitanti vengono usati come forza lavoro a basso costo(quasi al pari di schiavi), non avendo quasi mai l'opportunità di lavorare al pari di un israeliano a causa del governo che impedisce ciò per poter controllare meglio gli arabi.
Nel racconto di Joe Sacco ci sono veramente tanti momenti
che ti fanno riflettere e stare male ed è proprio questo il punto di forza di
un fumetto il cui intento è il far pensare la gente.
Palestina ti tocca nel profondo e non puoi che provare
dispiacere e ansia per i personaggi e per il loro futuro sempre più cupo ed
effimero; qualunque essere dotato di intelligenza non potrà che farsi anche in
parte condizionare dalle immagini e dai racconti di questo popolo depredato
della propria terra. Se hai un minimo di cuore proverai ansia e tristezza più
di una volta leggendo questo capolavoro a fumetti.
Finisco col dire che il più grande pregio di questo autore è
l’ironia, capace di trasformare anche i piccoli difetti(come può essere la
ripetitività dei racconti delle persone che hanno subito torti e violenze) in
punti di forza, essendo esso capace di scherzarci sopra senza mai essere
volgare e insensibile nei confronti delle disgrazie degli arabi. Invito tutti
voi a leggerlo, perché non è possibile che nel 2014 si parli ancora di pace nel
mondo quando poi tuttora la Terra è afflitta da situazioni come questa e non
solo.
Non può continuare così l'umanità. |
E anche le altre novel di Sacco sono pugni nello stomaco. Prova a recuperarle. ;)
RispondiEliminaHo letto anche Gorazde di Sacco che mi è piaciuta molto, ti fornisce un quadro ampissimo della situazione e ti fa anche un bel riassunto della guerra in Bosnia ma dal punto di vista dell'enclave che da il titolo ed ho trovato questa scelta molto azzeccata.
Elimina