sabato 26 marzo 2016

Strani Incontri all'Aeroporto

Aeroporto. Partenza per Bergamo. Durante la fila per il check in, girandomi vedo di sfuggita un signore abbastanza robusto che mi sta fissando. Osservo meglio ed è vero, ma solo in parte: un occhio è rivolto verso di me, mentre il secondo va da tutt'altra parte. Ma il punto non è questa sua malformazione alla vista.
Salgo sull'aereo, avanzo nel corridoio e mentre sto cercando la mia fila lo vedo di nuovo... Mi viene subito il sospetto che possa essere il mio futuro coinquilino di volo; ed è così.
Mi siedo, fin qui tutto normale, se non fosse che occupa più spazio del suo posto e quindi mi è più vicino del dovuto, ma il bello viene quando gli consegnano il dépliant col cibo, le bibite e tutte le altre cose che stranamente in cielo costano il triplo che in terra (sarà forse per il breve soggiorno con vista su nuvole o roba indefinita, oppure per far pagare a tutti i passeggeri gli applausi imbarazzanti a fine volo).
Ed ecco che arriva la cosa che mi ha fatto davvero ridere: si mette a canticchiare sfogliando e osservando le pseudo-foto di cibi che una volta arrivati, dall'aspetto ti rendi conto che non faccia differenza cosa tu abbia ordinato (cosa che nel frattempo ti sei dimenticato tra l'altro).
Oltre a canticchiare tutto contento si mette a parlare da solo e giusto il tempo di alzarci in volo ed è già addormentato con la bocca aperta. Inizio ad amarlo.
Mi rammarico abbia dormito tutto il viaggio perché una volta concluso il già citato applauso di rito ha riso di buon gusto da solo, non so cosa mi avrebbe potuto riservare se fosse stato sveglio.

Pensieri di un Riccio N°5

Un gatto*, un po' selvatico (non si fa accarezzare anche se praticamente è nato a casa mia), un po' domestico (viene a miagolare per il cibo davanti alla porta), si posiziona sopra il cumulo di legna situato sotto alla tettoia per la macchina nel giardino. Guarda in alto, e aspetta. Non fa nulla... anche per ore. Mi sono chiesto più volte cosa stesse aspettando e a darmi la soluzione è stata mia madre. Vi stupirà per la semplicità (o almeno così è stato per me**): lucertole, mia madre lo ha visto prenderne una in quel modo d'estate e da allora periodicamente e quasi stoicamente, sta lì e aspetta la sua prossima preda/compagna di giochi.
Mi piace in modo particolare la sua instancabile capacità di aspettare anche in periodi dove di lucertole non se ne vede neanche l'ombra. Preferisco immaginare che non sia dovuta al suo limite intellettivo (in quanto non risulta propriamente tra i felini più intelligenti della sua specie), ma piuttosto alla sua testardaggine e coerenza nell'aspettare fino alla fine, come una persona che facendo lo sciopero della fame, non si arrende fino a che non ottiene il suo risultato (l'agognata lucertola nel nostro caso) o sviene per il digiuno (niente lucertola e viene a miagolare sotto la porta).








*Lo so, ricorrono spesso nei miei pensieri, sarò un po' gattaro(?)
**Ma forse perché sono io che tendo a immaginarmi tutte le possibile situazioni più strane

venerdì 25 marzo 2016

Pensieri di un Riccio N°4

Breve premessa; questo è un pensiero di un riccio ancora molto piccolo, si parla del periodo del primo superiore. Forse si tratta di un pensiero un po' troppo estremo, ma va bene così.

Chi ha il diritto di definire cosa è peccato e cosa non lo è; il singolo individuo deve essere in grado di definire per se stesso se le sue azioni siano morali o immorali. Stessa cosa con la censura e il pudore:
"Chi è in grado di definire la decenza di una coscienza, a chi o cosa la domanda deve essere posta?"
Nessuno avrebbe il diritto di definire cosa va censurato o cosa è immorale. Chi sei tu per poter negare a qualcuno di dire qualcosa, o chi sei tu per dire che quella certa cosa è peccato. A questo punto io potrei dire che credere in Dio è peccato o che la parola "Dio" stessa è immorale e dovrebbe essere censurata.

Pensieri di un Riccio N°3

Trovo molto triste quando un gatto crescendo, e di conseguenza diventando adulto, smette di "giocare". Mi sembra un po' la parabola dei nostri giorni, dove una qualsiasi persona inserita nella società ne è condizionata, e quindi crescendo si sente in dovere di abbandonare il divertimento e la fantasia dell'essere bambino per passare alla serietà e al pragmatismo tipico della vita adulta.
Chi invece riesce a rimanere incontaminato, continuando a coltivare dentro di sé divertimento e fantasia, non avrà subito repressioni e sarà comunque più libero, come quei gatti vecchi, grassi e grossi che nel tentativo di prendere una pallina non si rendono conto di apparire ridicoli, cadendo più volte, ma anzi se ne fregano.

Pensieri di un Riccio N°2

Studiando scienze, una delle cose che mi ha colpito particolarmente è il fatto che una proteina caratterizzi la cellula che la produce, ovvero che quella cellula si specializzi proprio perché produce quella determinata proteina. La trovo davvero una cosa affascinante: mi fa venire in mente un uomo che inizia un lavoro, e che col tempo diviene talmente bravo in quello che fa, da essere riconosciuto dalla gente proprio con quel mestiere, dal far diventare facile associare la sua figura all' "arte" in cui si è "specializzato".

Pensieri di un Riccio N°1

Quinto anno di liceo scientifico. La precedente professoressa di storia ha cambiato scuola.
Il professore entrante ha dichiarato di essere un fascista soft, moderato, dopo però aver precisato all'inizio della prima lezione che sono le altre persone a definirlo nazionalista.
Quando spiega non è mai obiettivo, anzi racconta le vicende difendendo a spada tratta la destra anche nelle peggiori vicende, da lui però aspramente condannate nei casi in cui a commettere errori è stata la sinistra.
Inoltre quando un alunno legge un brano da lui richiesto, non lo ascolta, ma legge a bassa voce e a suo tempo, come se l'alunno non stesse parlando.
Dopo un mese di scuola non ha imparato il nome di un alunno e non credo gli interessi farlo, vive distaccato, disinteressandosi di chi gli sta intorno.
Ma non è questo il punto. Quando lui spiega non si rivolge agli alunni. Parla a se stesso. Se provi a rispondergli affermando una posizione che sia diversa dalla sua, non ti sente neanche.
Non fa finta di non sentirti, io sono convinto che proprio non ti ascolti. Credo che abbia un orecchio talmente allenato a rifiutare opinioni discostanti dalla propria, che esclude dal suo cervello l'arrivo di qualunque idea pseudo-sinistroide.
Parlando a se stesso, durante le spiegazioni, credo che voglia legittimare le sue idee, dare una giustificazione al suo modo di essere. Si chiude nelle sue convinzioni, pensando che ormai alla sua età non possa più cambiare idea.
Non c'è cosa peggiore per un professore che spiegare rivolgendosi solo a sé stesso; o comunque anche in generale che una persona quando ti parli non si stia rivolgendo a te, non sia interessata a quello che pensi, ma voglia soltanto sovrastarti con le sue opinioni, buttandotele addosso.
E' come chiudersi in un guscio e vivere isolati, senza cambiare mai. Senza evolversi mai. Senza avere un vero contatto con le altre persone.